Prima ancora che qualcuno pensasse di costituire la lega araba, Hoda Shara’wi, già nel 1944, fondò l’Unione delle donne arabe cui aderirono l’Egitto, la Siria, il Libano, la Giordania, la Palestina e l’Iraq, e che lei stessa diresse fino alla morte.
Negli ultimi anni si ritirò a vita privata spegnendosi nella propria dimora del Cairo il 12 dicembre 1947.
Fu pianta da tutto il mondo arabo e al suo funerale parteciparono esponenti di ogni estrazione sociale. Dal Cairo fu portata nel suo castello di Minia.
Ha scritto di lei Hawwa Idris, sua cugina e compagna di attività (che io stessa ho avuto il piacere e l’onore di conoscere e intervistare durante la mia permanenza al Cairo nel 1983):
“Hoda era umile, semplice, amava i poveri e i deboli; li guidava e partecipava ai loro dolori e alle loro gioie, sedeva con loro e ne ascoltava le lamentele; non gli piaceva pubblicizzare cosa facesse…
Prima di morire invitò tutte le donne dei Paesi islamici a fondare una cooperativa di beneficienza per i bisogni dei propri fratelli (…); in sintesi si può dire che Hoda Shara’wi nella sua vita non ebbe altra preoccupazione se non quella di dedicarsi al movimento femminista e nazionalista, e al servizio a favore dell’infanzia e dei poveri.
Le sue tracce sono indelebili e dimostrano che Hoda visse da donna e morì da donna offrendo la propria vita all’umanità intera.”
Hoda non ha scritto né libri né articoli su riviste o giornali locali a proposito dell’emancipazione della donna araba e non ha neppure parlato delle sue attività sociali, tuttavia, a testimonianza della sua attività e del suo pensiero, restano due manoscritti che ne descrivono l’attività sociale e politica.