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Moda modesta -Seconda Parte

Prenderemo le mosse dalle grandi manifestazioni internazionali create per favorire l’incontro tra i brand e i buyer e, soprattutto per l’haute couture, direttamente tra gli stilisti e le facoltose potenziali clienti.

IL PIÙ IMPORTANTE EVENTO DI MODA MODESTA: LA “ARAB FASHION WEEK”

Gli stilisti e i principali brand della moda hanno ormai compreso che anche nelle nazioni meno tolleranti le donne amano vestire alla moda. Le occasioni per esibire con orgoglio il proprio abbigliamento sono innumerevoli: le riunioni in casa tra amiche, le feste tra parenti, gli sfarzosi matrimoni. Quando le circostanze lo consentono, come nel caso di feste tra amiche, le signore arabe tolgono il velo e non hanno nulla da invidiare alle più eleganti signore occidentali (cito Faiza Bouguessa, di base a Dubai, Valentino, gli stilisti indonesiani, tra i quali Royani e Haniessa e l’emergente Bav Tailor).

AMATO

Ecco perché la Arab Fashion Week (AFW) assume un’importanza strategica sotto il profilo economico. Si tiene a Dubai dal 2015 ed è organizzata dalla Camera della Moda Araba e gli stilisti, i brand e le modelle spesso sono gli stessi che animano le più importanti Fashion Week europee e degli Stati Uniti.

COME NASCE LA SETTIMANA DELLA MODA ARABA

Ideata dall’architetto e manager di moda Jacob Abrian in pochissimi anni è divenuto uno degli appuntamenti più attesi in calendario, inserendosi a pieno titolo tra gli eventi di importanza mondiale, dopo Parigi, New York, Milano e Londra.

A differenza delle altre manifestazioni, però, la AFW si focalizza sul lancio di collezioni “ready couture” e di “pre-collezioni”, valorizzando anche stilisti molto giovani (come l’italiana Bav Tailor).

Una cosa è certa, la AFW ama moltissimo le idee e gli stili italiani ma strizza l’occhio anche ai nuovi talenti asiatici. Le firme, tuttavia, sono di giovani stilisti di Hong Kong e non mancano i nomi nuovi provenienti dai Paesi del Golfo arabo (Faiza Bouguessa, di base a Dubai).

IDA ROYANI INDONESIA

Nell’autunno-inverno 2021, nonostante la cancellazione delle sfilate di marzo a causa dell’emergenza internazionale causata dalla pandemia da Covid-19, è stato evidente l’interesse per la moda araba, il che lascia prevedere che in futuro si punterà sempre più sul Made in Italy.

CONCLUSIONI

La AFW rappresenta il successo di un’industria della moda molto giovane, anche in termini di edizioni, che ha già raggiunto in soli cinque anni il quinto posto nella classifica delle manifestazioni che dettano legge nel modo di vestire delle donne. E non soltanto di quelle arabe.

SITI DI MODA ISLAMICA

hijabfactory.it

È stato creato da Wahid Rahman in Gran Bretagna nel 2004. I prezzi sono estremamente contenuti e dispone anche di un programma che permette di effettuare simulazioni, in modo da poter scegliere più agevolmente il colore e il modo di indossare l’hijab.

VELI CAPSTERS

Nato per vendere veli, come si evince dal nome, oggi “The hijab shop” offre anche vestiti e accessori, ospitando altresì la pubblicità di altri negozi virtuali di prodotti halal (cioè leciti da un punto di vista islamico) a esso collegati, come www.isahalal.com che vende prodotti detergenti per il corpo.

Tra i vari prodotti pubblicizzati da “The hijab shop” spiccano i veli del marchio Capsters, disegnati dall’olandese Cindy van den Bremen. La loro particolarità è di essere stati concepiti pensando alle necessità delle sportive, così da coniugare praticità, igiene e sicurezza con il rispetto dei princípi della copertura della testa e del collo. Ideati alcuni anni fa nel tentativo di trovare una soluzione al problema delle ragazze musulmane alle quali veniva impedito di praticare sport a scuola poiché indossare l’hijab in palestra non era ritenuto sicuro, i veli Capsters hanno ottenuto un grande successo, diversificandosi a seconda delle discipline sportive. La stilista, che non è musulmana, sostiene che il suo progetto non rappresenta un incoraggiamento a indossare il velo ma è il tentativo di trovare soluzioni a necessità sociali oggettive abbattendo barriere e pregiudizi.

BURKINI

Se Cindy van den Bremen ha pensato alle esigenze di atlete, tenniste e pattinatrici, il turco Mohammed Cahine e la libanese-australiana Ahiida Zanetti si sono occupati di quelle delle nuotatrici. Il primo ha disegnato infatti costumi da bagno, apprezzati soprattutto dalla medio-alta borghesia turca, che si caratterizzano per gli abiti corti leggeri che nascondono le forme, indossati su tute fascianti che rivestono tutto il corpo. La seconda ha ideato, a partire dalle sue necessità di donna velata amante del nuoto, una tuta che copre il corpo e la testa grazie a un cappuccio incorporato che permette di nuotare senza correre il rischio di rimanere scoperte. Questo capo di abbigliamento, ironicamente soprannominato “burkini”, ha rapidamente trovato mercato non solo in Australia ma anche negli Stati Uniti e in Europa e diverse case di moda stanno ora proponendo modelli propri.

BURKINI

Gli abiti sportivi disegnati da Ahiida Zanetti, che sono acquistabili online sul sito www.ahiida.com, sono entrati nella storia dello sport in occasione dei giochi olimpici del 2006. Sotto la tradizionale divisa, che prevedeva i pantaloni e una maglia a maniche lunghe, diverse atlete indossavano un velo griffato Nike. Una dimostrazione del fatto che anche marchi importanti, come appunto Nike, guardano ormai con sempre maggiore interesse alla fetta di mercato rappresentata dai consumatori musulmani.

BLOG, RIVISTE ON LINE, FORUM E ALTRO DEDICATI ALLA MODA ISLAMICA

Il blog “HIJAB STYLE” www.hijabsty.com fornisce informazioni su vari tipi di abiti modesti e veli: dove comperarli, come indossarli e le ultime tendenze della moda.

THE MODIST è uno dei più importanti siti online che propone abiti di Moda Modesta dei più importanti brand arabi e internazionali.

MAKE UP E PRODOTTI HALAL

La cura e la bellezza del corpo secondo i princípi islamici non si limitano all’uso di indumenti di vestiario considerati “islamicamente corretti” ma includono anche la scelta di prodotti detergenti e cosmetici che rispettino precise regole di purezza, naturalezza e semplicità. Per l’Islam il corpo può, anzi deve, essere curato e valorizzato, e la riprova è il fatto che tutti i passaggi fondamentali della vita sono accompagnati da riti di purificazione. Si pensi non solo alla nascita e alla morte ma anche alle abluzioni che precedono la preghiera. Lo stesso profeta Muhammad, modello per tutti i fedeli, ha sempre dato grande importanza alla pulizia e alla compostezza del suo aspetto esteriore, gettando le basi di una lunga tradizione di cura del corpo, come dimostra la diffusione degli hammam, i cosiddetti bagni turchi, che oggi sono oggetto di riscoperta e reinterpretazione. Se, infatti, non sono più il luogo dove effettuare l’ordinaria pulizia corporea, restano invece il luogo dove trascorrere momenti di relax e convivialità e si va affermando un loro moderno utilizzo per una clientela non musulmana. A Istanbul, per esempio, antiche costruzioni vengono ristrutturate e rese di nuovo operative essenzialmente per turisti e turchi benestanti che vogliono riscoprire il piacere di un complessivo benessere del corpo e dello spirito, mentre alle isole Mauritius è stata costruita una lussuosa beauty farm halal con hammam e percorsi benessere separati per uomini e donne. Anche in molte città europee sono stati recentemente aperti alcuni hammam.

Il rituale del lavaggio del corpo e dei massaggi, come quello degli impacchi di argilla per rendere i capelli brillanti alla vista e morbidi al tatto, è praticato da secoli dalle musulmane, velate e non. Per quanto forse alcuni possano fare fatica a immaginarlo, anche le donne che si velano dedicano tempo e cura al corpo e all’acconciatura dei capelli, che vengono tinti, tagliati, pettinati come quelli delle donne che non si velano. Tuttavia, similmente a quanto succede per gli abiti da indossare per essere islamicamente corretti, anche rispetto a come trattare il corpo le posizioni non sono univoche e condivise all’interno dell’umma, dimostrando, ancora una volta, che il concetto di islamicamente corretto come quello di “modestia” è un concetto in via di definizione, rispetto al quale non ci sono indicazioni precise e incontrovertibili. In www.welovehijab.com le partecipanti ai forum di discussione si pongono le domande più varie: è lecito tingere i capelli? Tra i numerosi marchi presenti sul web vi è la linea “One pure halal beauty” che ha ricevuto la certificazione halal anche per i mercati italiani e offre creme idratanti, contorno occhi, detergenti e tonici. Si tratta di prodotti per il corpo simili a quelli della linea “Hussana, beautifully faithful” (www.halal.com.my) pubblicizzata sul già citato sito thehijabshoponline.com.au come attività promozionale.

In Malesia, dove la certificazione halal è in forte espansione, qualche anno fa è stata addirittura fondata una rivista in lingua inglese dal titolo “The Halal Journal”, con articoli e rubriche che danno suggerimenti su come curare il proprio aspetto, quali prodotti farmaceutici usare e cosa mangiare senza violare le leggi islamiche.

(Tratto dal libro “Il velo nell’Islam” di Renata Pepicelli, Carocci editore 2012).

PRODOTTI COSMETICI HALAL NON SOLO PER CONSUMATORI MUSULMANI

Come per il cibo e in generale per tutti i prodotti halal, anche i relativi cosmetici devono contenere ingredienti compatibili con la Sharia islamica e, comunque, non sono appannaggio solo dei consumatori musulmani, anche grazie al fatto che i controlli accurati e l’assenza di ingredienti di origine animale (con i limiti che vedremo) danno un’idea di prodotto sano, biologico e cruelty free.

I cosmetici halal, infatti, sono certificati affinché non venga effettuato alcun test sugli animali. I prodotti più richiesti sono quelli rivolti alle donne: dalle creme idratanti al make up, dai saponi agli shampoo.

COSA È PERMESSO NELLA COSMESI HALAL

Per la produzione dei cosmetici halal è permesso utilizzare sostanze derivanti da tutti gli animali erbivori, eccetto l’asino. Degli animali ritenuti halal in ambito cosmetico è permesso usare le carni ed eventuali altre parti con categorica esclusione del sangue. È d’obbligo che questi animali siano macellati secondo gli standard della Sharia islamica prima del loro utilizzo.

COSA È VIETATO

Per la produzione dei cosmetici halal è vietato utilizzare animali di origine suina o di asino e tutti i loro derivati, nonché l’uso di alcune parti di animali quali ossa, artigli, capelli e vari grassi che comunemente vengono impiegati per la produzione dei cosmetici. Elemento ritenuto ad alto rischio per la produzione dei cosmetici è anche l’alcol. Infatti, alcune aziende cosmetiche hanno messo a punto linee di profumi e creme senza alcol dedicate ai consumatori musulmani. Sono inoltre vietate le sostanze estratte da animali vivi quando ciò comporta sofferenza per gli animali.

BUSINESS E DATI DI COSPICUI GUADAGNI PER LE AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI COSMESI E PRODOTTI DI BELLEZZA

Per quanto riguarda il giro d’affari il dato è molto importante; si pensi infatti che in media una consumatrice dell’Arabia Saudita spende fino a 40.000 euro l’anno per prodotti di bellezza, contro i 180 euro spesi da una donna italiana. Un fattore questo da non sottovalutare affatto per un’azienda che produce già prodotti di bellezza e che vuole affacciarsi alla certificazione halal per esportare i propri prodotti in un mercato florido.