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Nazik al-Mala’ika – Terza parte

Ogni mese parlo di una figura femminile alla quale dedico l’articolo del venerdì. Questo è dedicato a Nazik al-Mala'ika considerata una delle prime poetesse che introdussero l'uso del verso libero nella rigida struttura poetica araba.
NAZIK AL-MALA’IKA

Scorrendo la sua vasta produzione letteraria ci si può domandare quale sia stato il suo apporto alla lotta per la liberazione della donna araba.
All’occhio profano, può risultare che la Nazik fu una semplice poetessa, scrittrice e critica letteraria, attenta più alla poesia che alle vicende politiche del suo tempo. Si sa che sua madre ha avuto un ruolo attivo nella lotta politica per l’indipendenza del suo Paese e che è entrata anche nella schiera dei combattenti.
Il fatto che Nazik sia più protesa a dare un volto nuovo alla letteratura araba va visto nel contesto storico vissuto dalla Nazik: la dipendenza coloniale era finita e anche le donne che avevano partecipato a questa lotta per l’indipendenza erano tornate nelle loro case. Tuttavia, lo spirito di quelle lotte era rimasto e non poteva cancellarsi facilmente. Si trattava di trovare nuove vie perché la donna potesse continuare il suo impegno politico e sociale.

Nazik ha ben compreso questo impegno infatti, in una intervista nell’agosto del 1974 ha dichiarato:

“Paura di morte, bisogno innato di libertà; ferite sopportate come risultato dello stato della donna nel mondo arabo, mutamenti nazionali
conseguenze di sconfitte: questi erano gli elementi descritti con tristezza nella mia poesia
”.

Si deve quindi affermare che la Nazik non è rimasta indifferente ai problemi della donna araba e allo sforzo per raggiungere la liberazione: ha combattuto con la penna e con il pensiero a questo preciso scopo.
La donna è spesso il tema delle sue poesie e non una donna qualsiasi, ma la donna araba, quella descritta dalla letteratura araba e quella della vita del suo tempo.
Vive nel suo spirito tutto il dramma che ha vissuto la donna araba lungo i secoli. Se viene descritta con un velo di tristezza ciò accade perché è proprio questa la caratteristica della donna araba, che emerge piano piano dal suo silenzio, esce dalla tenda dove era stata relegata e si avvia lungo il cammino della libertà. Sotto questa luce va letta la sua poesia:
“Io sono” è una domanda al tempo, alla notte, al vento, a ogni essere vivente per sapere la sua storia: una storia di una donna che si perde nel buio dei secoli in cerca della sua identità. Una donna come le altre con i suoi problemi, i suoi tormenti, le sue incertezze e inquietudini, le sue nostalgie e i suoi sogni: “spirito tormentato, rinnegato dal tempo ”.
La poetessa scandaglia il fondo della donna araba che, arrivata alla fantasia di gente estranea come la velata, lentamente scopre il volto, intriso di bellezza, viva, tesa alla vita come ogni essere umano.
Se la poesia è riflesso di sé stessa, la Nazik parla a nome delle altre donne, si domanda chi è, perché è stata abbandonata, dimenticata, relegata per tanti secoli, come se fosse un essere incapace di sentire. È una donna che va in cerca di libertà:
cerca soprattutto di liberarsi dalla sofferenza che opprime e ha fiducia che un giorno arriverà questa liberazione.